Proteggersi dai dissennatori…al tempo del coronavirus ….utopia o responsabilità?
Mi lascio piacevolmente attirare da questa immagine dei dissennatori, utilizzata dall’autrice britannica J. K. Rowling nel suo libro Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, riadattato cinematograficamente da Alfonso Cuarón e riproposto in questi giorni sui nostri teleschermi. Si tratta di queste creature terrificanti e spettrali, che si aggirano coperte da un cappuccio, assorbendo dalle persone intorno emozioni e ricordi positivi. A cosa assimilarle in questo periodo di emergenza globale se non proprio al dilagare di pensieri irrazionali che trascinano stati emotivi e vissuti in grado di attanagliare la nostra psiche? Nel romanzo queste tenebrose creature tendono a deprivare con le loro fauci l’ambiente di ogni parvenza di calore e di vita trasformando il paesaggio in uno scenario grigio e glaciale; analogamente, accostandosi alle vittime, le prosciugano di ogni energia fino a risucchiarne l’anima e a ridurle a corpi esangui e apatici. Analogamente la nostra esperienza psichica sembra continuamente presa d’assalto dal bombardamento continuo di messaggi contrastanti, fra bollettini epidemiologici, raccomandazioni ed ordinanze, fake news e storielle umoristiche che rendono sempre più labile il confine di contatto con l’ambiente esterno e intaccano la nostra capacità di orientarci. I dissennatori, nella fantasia dell’autrice, assolvono il ruolo di guardiani della prigione, in quanto capaci di sottrarre ogni istinto vitale ai detenuti e, pertanto, in grado di renderli inadatti alla fuga. La pericolosità di queste creature risiede, però, nell’incapacità di discriminare le loro vittime e di attaccare qualsiasi soggetto colpevole o innocente. Fuor di metafora potremmo analizzare come questo flusso di informazioni continue, che già contrassegnava la nostra quotidianità, ora la investe con una tonalità più cupa ed opprimente con il rischio di risucchiare la nostra energia, di abbattere il tono dell’umore di interferire con la lucidità del pensiero: i bollettini e le notizie drammatiche si legano a tentativi di previsioni future, a presunte ipotesi di complotto che aprono la strada a vissuti melanconici, ruminazioni ossessive; spesso si agganciano a cognizioni negative su noi stessi e sulle nostre capacità e tendono a così a spegnere i nostri slanci e desideri e la possibilità di una progettualità anche a breve termine. Tornando al racconto della Rowling, questi personaggi fantastici diventano un abile espediente narrativo per creare la tensione e per far emergere le capacità e le strategie di combattimento funzionali a proteggere i protagonisti: l’unico incantesimo in grado di respingerli sembra rappresentato dal far emergere i ricordi positivi condensandoli in una sorta di proiezione eterea rappresenta da un animale immaginario, incanto Patronus, appunto. Ecco allora l’importanza di individuare strategie efficaci a contrastare pensieri e stati d’animo che spengono la nostra energia, per imbrigliare in qualche modo i nostri dissennatori. Ritornare alla memoria delle esperienze che abbiamo superato con successo diventa una modalità per consolidare la fiducia nella possibilità di affrontare anche questo periodo così complesso e drammatico. Diventa importante anche selezionare le fonti di informazioni, la modalità e la frequenza con cui lasciamo entrare messaggi e notizie dal mondo che ci circonda: staccare con la connessione al mondo web, dedicare attenzione al nostro corpo, ascoltarne il respiro, percepire la rigidità e la tensione in alcune parti per riconoscerne i segnali e percepire i nostri bisogni più autentici. Questi giorni sono anche l’occasione per raccontare episodi del nostro passato, della storia che ci precede come individui, come coppia, come famiglia: questo tempo così rarefatto e apparentemente gravato dall’immobilità può consentire di fare memoria, di narrarsi e di ritrovare possibilità di guardare alcune situazioni da prospettive diverse.